Un saluto e un progetto
C. Cricelli

Appartengo ad una generazione di medici orfani di maestri e con riferimenti professionali incerti.
Ho iniziato nel 1974 il mio lavoro di Medico Generale, per caso, come pura opportunità di occupazione, ritrovandomi in una professione ostica, incerta nei contenuti, alla quale ciascuno lavorava improvvisando. In genere si faceva anche altro; io come altri, nei primi cinque anni di mutua, ho fatto di tutto, dalla guardia medica all’ospedale all’università. Tutto rigorosamente in contemporanea.
La tesi era che la Medicina Generale fosse una professione di risulta, quasi d’accatto, nella quale, a fronte di una lavoro stupido e oneroso, si guadagnava bene.
Esistevano allora lavori che davano prestigio e lavori che si facevano per soldi.
Mancava, in quei tempi, un progetto ed una visione della Medicina Generale. Eravamo medici allo sbaraglio.
Tra i pochi centri di cultura che cercavano di dare un modello alla medicina mutualistica, trovai il Centro Studi della FIMMG, diretto da Aldo Pagni, e per naturale attenzione al mio Paese d’adozione, il Royal College of General Practitioners.
Grazie ad essi, decisi che la professione del medico di famiglia valeva la pena di essere praticata, perché nel buio di una professione esercitata da medici valorosi ma spersi, si accendesse una luce.
Il modello ed il progetto per la Medicina Generale italiana, nacque dunque negli anni ’70 in alcuni circoli di cultura dell’unica associazione di medici mutualisti forte e vitale in quegli anni, la FIMMG. Aldo Pagni ne ha raccontato nel suo commiato, sapientemente la storia.
Divenni sindacalista ma con in mente chiaro l’obbiettivo di promuovere una associazione professionale che facesse della Medicina Generale una professione ed una disciplina, avendo a riferimento il Servizio Sanitario Nazionale Inglese ed il College.
Aldo Pagni, Antonio Panti e quanti nella FIMMG lavoravano ad un progetto analogo, furono i miei riferimenti. L’istituzione del SSN (fortemente mediato dal modello inglese) rappresentò la svolta. Nel 1981 si creò di fatto il nucleo culturale promotore del Collegio Italiano dei medici di famiglia. Nel 1982, ebbi l’onore di essere uno dei diciannove medici di famiglia che fondarono la SIMG.
Il resto è storia recente. La costruzione della società fu basata su una priorità: costruire l’identità di una nuova professione attraverso la formazione permanente e la realizzazione della formazione complementare dei futuri medici di famiglia. Condividendo della cultura britannica il concetto di priorità mi assunsi la responsabilità di costruire la Scuola Nazionale per animatori grazie alla straordinaria, e mai da allora mutata , lungimiranza della ICI Pharma, ora Zeneca. Per lo stesso motivo sostenni che la Ricerca, meta mirabile di ogni disciplina medica, dovesse attendere la maturità dei suoi tempi, che oggi si realizza. Mi consideravo attento alla cultura, ma intendevo lavorare ad un progetto associativo professionale più che ad uno dei tanti gruppuscoli di elite. Nel 1984 la SIMG organizzò il primo corso di ricerca in Medicina Generale, tenuto da stranieri, nel Chianti. C’erano tra gli altri Hugh Faulkner, indimenticabile amico, fondatore del College nel 1952, Crombie, De Smet ed altri.
Qualcuno spingeva per iniziare subito con la ricerca. Decidemmo di partire con la Formazione e con la Scuola. E nacque Artimino. Che si chiamò però Scuola di formazione e di ricerca, perché si compisse un giorno la profezia.
Il Sindacato era intanto divenuto l’interlocutore dialettico della Società. Mario Boni e Danilo Poggiolini, erano con Aldo Pagni i garanti di un patto di alleanza e comunque di comune cammino, nel bene e nel male.
Ma se per qualcuno il Sindacato doveva essere considerato il creatore della SIMG, per me esso è stato e rimane nei suoi uomini migliori solo la sua indispensabile e straordinaria matrice culturale.
Quando nasce una Società Scientifica, essa nasce avendo una sua specifica natura ed un suo intrinseco destino. Io considero l’appartenenza ad una Società Scientifica un atto vocazionale professionale e l’iscrizione ad un Sindacato un atto politico di difesa contrattuale. Con tale indirizzo ho lavorato negli ultimi 14 anni nelle Associazioni Europee, e mantengo un legame inscindibile con la FIMMG.
Sono infatti totalmente consapevole che nessuna Società Scientifica possa promuovere la Professione in mancanza di un Sindacato in possesso di un progetto forte della tutela professionale.
In virtù di questa consapevolezza, condivisa da molti, percepiamo e conosciamo bene le rispettive competenze ed i ruoli e ne siamo gelosi e li difendiamo. Ed abbiamo imparato a lavorare insieme, rigettando l’idea della sopraffazione e dell’egemonia. Nel mondo moderno Sindacati e Società Scientifiche possono solo confrontarsi e mai sopraffarsi o sostituirsi.
Su questa base, che è implicita nella cultura moderna, dovremo procedere. Chi si oppone a questo, non si oppone a noi ma al consorzio della medicina ed ai nostri sodali.
Aldo Pagni mi ha lasciato con affetto e con divertita, carissima ironia, una formidabile eredità. Lascio ai trastulli di chi vuol riempire i suoi ozi, le speculazioni e le illazioni sulle ragioni dell’avvicendamento.
Dovrò comunque fare in modo che la Società compia sin da oggi un passo avanti, visto che la continuità è garantita dalla storia comune e dalle comuni esperienze.
Siamo oggi qui, tutti insieme per realizzare compiutamente il progetto di una Società professionale intesa non come società di cultura ma come sodalizio di progetti.
Questo implica che ci sia un ruolo ed un progetto per tutti i Soci e che con tutte le Società Scientifiche si definiscano ruoli ed aree progettuali. Le nostre parole d’ordine identificano non solo una società in cui tutti i Medici Generali si riconoscano ma anche una associazione in cui tutti i Soci trovino il proprio ruolo professionale, che è fatto di formazione, di ricerca e di progettazione professionale. Non solo dunque una cultura per tutti ma un lavoro professionale per ciascuno, all’interno di un comune complesso progetto professionale e scientifico.
Dovremo compiere questo cammino reingegnerizzando la Società e attribuendo a ciascuno un compito, derivante dalle individuali attitudini, propensioni e capacità professionali.
Questo concetto trova nel termine inglese di "empowerment" la sua migliore e mal traducibile espressione. La SIMG dovrà essere concretamente lo strumento e la risorsa da utilizzare per accedere alle attività scientifiche e formative della Disciplina, nel futuro anche Accademica, della Medicina Generale.
La nostra stampa e la nostra comunicazione saranno lo specchio ed il risultato della nostra attività. La nostra Istituzione di ricerca. Health Search e le nostre Scuole saranno gli strumenti accessori del progetto della SIMG per i prossimi anni. Nulla di tutto questo è totalmente nuovo: attingiamo e mediamo in gran parte le esperienze degli altri. Non intendiamo essere innovativi a tutti i costi ma al passo coi tempi. Nei limiti del possibile, tuttavia, esploriamo il futuro per realizzare il presente.
Con questo viatico e con questo saluto affrontiamo il nostro lavoro, tutti insieme i vecchi e i nuovi amici, al servizio della Medicina Generale.