Rivista SIMG (www.simg.it)
Aprile 1998

Il nuovo ruolo del Medico di Famiglia per migliorare
la qualita' delle prestazioni sanitarie

G.Bissoni
Assessore alla Sanita' della Regione Emilia-Romagna

Il Medico di famiglia riveste un ruolo centrale nel complesso processo di riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale, tuttora in corso. Mi riferisco, per fare un esempio, all’aspetto più rilevante di questa riorganizzazione: la rimodulazione della rete ospedaliera in termini di ridefinizione del numero di posti letto per acuti, di istituzione di servizi di lungodegenza riabilitativa, di day hospital. Ebbene, questa rimodulazione, per poter garantire le risposte assistenziali necessarie, deve essere supportata da servizi sanitari territoriali e ospedalieri per fornire appropriate risposte ai bisogni di salute dei cittadini. Per questo, nella nostra programmazione, lo abbiamo considerato il nuovo protagonista sanitario del territorio, inserito in una organizzazione a rete con gli altri medici di famiglia del suo Distretto e con i servizi territoriali e ospedalieri.

Gli accordi che abbiamo siglato con le principali associazioni dei medici di famiglia nel corso del ‘97 vanno in questa direzione, mentre danno applicazione alle indicazioni della finanziaria e della "Convenzione Unica nazionale" (il contratto nazionale di lavoro dei medici di famiglia).

In questi accordi abbiamo indicato una serie di obiettivi, ritenendoli necessari alla qualità del sistema sanitario regionale. Abbiamo previsto lo sviluppo di forme di associazionismo fra i medici di famiglia in modo da favorire il confronto, la partecipazione alla vita del Distretto sanitario, un migliore e più coordinato rapporto con gli altri servizi sanitari sia territoriali che ospedalieri, fasce orarie più ampie per l’apertura degli ambulatori, la elaborazione, da parte degli stessi medici, di linee guida comuni per la diagnosi e la cura di specifiche patologie per favorire un uso più appropriato delle prestazioni sanitarie, farmaci compresi.

Abbiamo indicato nel medico di famiglia il principale referente e il primo responsabile dell’assistenza domiciliare integrata: una nuova forma di assistenza alternativa al ricovero, quando le condizioni cliniche lo consentono, che prevede diversi operatori sanitari al domicilio dei pazienti soprattutto anziani. Il medico di famiglia è anche uno dei principali protagonisti, assieme alle associazioni di volontariato, dell’assistenza domiciliare ai pazienti oncologici gravi e agli ammalati di AIDS.

Il risparmio di risorse, previsto in questi accordi e per altro prescritto dalle indicazioni della finanziaria e della Convenzione unica, non deriva da "tagli di ricette" come è stato scritto semplicisticamente ed impropriamente in alcuni interventi sulla stampa quotidiana; dipende invece dalla ricerca di un corretto ricorso al ricovero ospedaliero, alla prescrizione di farmaci, alla medicina specialistica. Questo risparmio, non togliendo nulla di essenziale ma anzi aumentando la qualità e l’appropriatezza delle prescrizioni, ci permetterà di fare ulteriori investimenti per lo sviluppo delle attività del Distretto sanitario (ad esempio aumentando il numero di operatori sanitari). Solo una parte di questo risparmio, fino ad un massimo prestabilito, sarà infatti diretto ai medici di famiglia sotto forma di incentivi, sulla base dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi. Tra l’altro, in molte realtà locali, questi incentivi non arrivano ai singoli medici, ma vengono utilizzati per il potenziamento di tecnologie e per la formazione, ed è quest’ultima la tendenza che stiamo valorizzando.

I primi dati sull’applicazione di questi accordi nel ‘97 sono positivi.

L’assistenza domiciliare integrata ha avuto un incremento del 35% rispetto al ‘96: assistiamo nelle loro case 3354 pazienti anziani (erano 2476 nel ‘96). Se consideriamo poi l’assistenza domiciliare per gli ammalati di tumore e per gli ammalati di AIDS (che vedono una importante partecipazione del volontariato) il numero complessivo di persone assistite a casa propria arriva a 7832 rispetto ai 5940 del ‘96.

Per fornire una ulteriore lettura di questi numeri, consideriamo che: per gli ammalati gravi di tumore abbiamo superato l’obiettivo che era stato fissato considerando la mortalità, garantendo l’assistenza al 32% degli ammalati gravi rispetto al 30 prefissato; per gli anziani ultrasettantacinquenni, con l’1% della popolazione in età, ci siamo avvicinati all’obiettivo del 1,5% concordato con le rappresentanze sindacali dei pensionati; per gli ammalati di AIDS abbiamo assistito il 59% degli ammalati rispetto al 51% del ‘96.

Sempre grazie alla collaborazione dei medici di famiglia abbiamo verificato, così come prescrive la legislazione nazionale, la conformità delle prescrizioni di farmaci alle indicazioni fornite - per specifiche patologie - dalla Commissione Unica del Farmaco (CUF). Ancora riguardo ai farmaci e alla loro corretta prescrizione, vorrei ricordare la vasta attività di informazione fatta, che ora si avvale anche di una convenzione che la Regione ha sottoscritto con il Dipartimento di farmacologia dell’Università di Bologna per fornire ai medici di famiglia - anche in rete telematica - informazioni e valutazioni sui farmaci e la loro corretta prescrizione.

Un risultato importante è rappresentato dal contenimento della spesa farmaceutica: abbiamo registrato un incremento del 5,3% rispetto al ‘96, a fronte di un incremento nazionale di oltre il 10%. Naturalmente, gli obiettivi di contenimento della spesa sono mirati a quelle realtà (come Ravenna, Ferrara, Parma) che avevano consumi farmaceutici significativamente superiori alla media regionale e nazionale.

I ricoveri ospedalieri - grazie al potenziamento dell’assistenza domiciliare e dei servizi territoriali - sono diminuiti del 6 per mille, siamo cioè passati da 180 a 173 ricoveri ogni mille abitanti. Vorrei ribadire che questa diminuzione non significa minore assistenza, ma assistenza di qualità, specialistica nei luoghi di vita dei pazienti.

I medici di famiglia hanno poi prodotto linee guida per due patologie di grande diffusione: diabete ed ipertensione. Questo significa che i pazienti con quelle patologie saranno seguiti con criteri e modalità omogenei, con indubbie ricadute in termini di qualità.

Vorrei ribadire ancora che l’aspetto più importante degli accordi che la Regione Emilia Romagna ha fatto con i medici di famiglia riguarda la qualità del servizio.

I medici che non hanno aderito - una piccola parte che non arriva al 10% degli oltre 3000 che operano in Emilia Romagna - rischiano di non partecipare appieno ad una scommessa sulla qualità.

Nel ‘98 gli obiettivi saranno ancora quelli di un uso appropriato del ricorso al ricovero ospedaliero, di una corretta prescrizione di farmaci e di medicina specialistica, della elaborazione da parte dei medici di linee guida per altre patologie di grande diffusione. Nello stesso tempo, come obiettivi altrettanto prioritari, vogliamo potenziare l’assistenza ospedaliera in unità di lungodegenza riabilitativa (necessaria per quei pazienti che, superata la fase acuta delle malattie, hanno ancora bisogno di assistenza ospedaliera), potenziare l’assistenza domiciliare anche per "dimissioni protette" (cioè dimissioni dagli ospedali seguite quasi quotidianamente - con visite a domicilio - dai medici di famiglia).

Cercheremo insomma di sviluppare ulteriormente un percorso di qualità dell’assistenza, a partire dal medico di famiglia.

La nostra esperienza può essere criticabile e noi cerchiamo di migliorarla sulla base della esperienza maturata. Credo comunque che ci debba essere riconosciuto che abbiamo cercato davvero di coinvolgere i medici di famiglia nel processo di riordino dei servizi che abbiamo avviato e nel governo della sanità.