Perché un dossier sugli oppiacei ?
C. Blengini Medico Generale - Dogliani (Cuneo)

La scelta della rivista di dedicare un dossier al problema dell’impiego degli oppiacei nel trattamento del dolore, ed in particolare di quello neoplastico, parte da alcune considerazioni di fatto.

La prima è, che nonostante l’OMS abbia definito da tempo attraverso un gruppo di esperti internazionali quali debbano essere le linee guida per un trattamento efficace del dolore neoplastico (esse hanno ormai circa vent’anni) e le abbia diffuse ripetutamente in tutto il mondo, esse risultano ancora in molti paesi sconosciute e disattese. Il nostro paese purtroppo rientra ancora, a tutt’oggi, tra quelli in cui esse non sono state recepite.
I medici italiani, fatte salve alcune nicchie di competenza specialistica avanzata ed alcune positive, seppur ridotte, realtà territoriali, hanno scarsa conoscenza dell’utilità e delle modalità di impiego degli stupefacenti. A questo proposito purtroppo "l’ignoranza" è uniformemente distribuita tra Medici Generali, medici ospedalieri e universitari. Una cultura dell’importanza del problema dolore e del suo trattamento è piuttosto carente.
I corsi universitari e post-universitari per i medici e quelli delle scuole per infermieri e assistenti territoriali hanno dimenticato fino ad ora, nella maggioranza dei casi, di inserire nei programmi di formazione un preciso riferimento alle cure palliative e agli interventi sul dolore. Questa grave e inspiegabile carenza ha determinato il fatto che il problema dolore sia stato sottovalutato e sottotrattato "sul campo", per mancanza di formazione di base a questo proposito.
Sono troppi i malati che hanno portato, insieme al calvario della sofferenza di una malattia inguaribile, il penoso fardello di un dolore che poteva essere controllato. È questo un peso morale che la classe medica non deve e non può più sopportare, per cui l’obiettivo di questa pubblicazione non può essere che duplice.

Da una parte informare che esistono strumenti efficaci per curare il dolore e in particolare quello da cancro, offrendo linee guida e pratici esempi per prescrivere questi farmaci. Dall’altra essere uno strumento di stimolo per tutte quelle forze della sanità a cui sta a cuore l’interesse dei malati per produrre un movimento di opinione e di pressione volto ad ottenere per i malati il riconoscimento del diritto al trattamento efficace del loro dolore.
Dovrà infatti servire a far sì che il legislatore adegui la legge italiana a quella di altri paesi europei in cui il rispetto della dignità del malato e della sua sofferenza si è ormai affermato da tempo.
Non è infatti possibile non aggiornare la legge sugli stupefacenti che tanto danno ha fatto ai malati morenti.
La legge 309/90 che disciplina la prescrizione di questi farmaci dal significativo titolo "Testo unico delle leggi in materia degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza" di fatto, più che fornire una protezione alla popolazione dal mercato illegale degli stupefacenti (mercato a tutt’oggi ancora piuttosto fiorente anche nel nostro paese, come dimostrano gli stessi dati forniti annualmente dal Ministero degli Interni) ha permesso che i malati non venissero e non vengano curati in modo adeguato per le paure dei medici e dei farmacisti di incorrere nelle sanzioni in essa indicate e per le notevoli difficoltà burocratiche che la prescrizione comporta.
Crediamo sia ora di finirla una volta per tutte con il penoso equivoco che bolla i malati di cancro che assumono oppiacei come tossicodipendenti, per un’ingiustificabile ignoranza di comprensione della differenza che passa tra un effetto farmacologico, indice di efficacia terapeutica, qual è la dipendenza fisica (tra l’altro facilmente gestibile, se necessario, senza complicazioni particolari con protocolli di scalata) e la dipendenza psicologica che caratterizza la tossicodipendenza ("addiction") che è pressoché inesistente nei malati di cancro. Lo studio più serio effettuato in America a questo proposito, ormai molti anni or sono, ha dimostrato che su 12.000 soggetti affetti da cancro trattati con oppiacei solo 4 casi presentarono fenomeni di dipendenza psicologica e uno solo di questi grave.
Se i dati di proiezioni offerti dall’OMS sono che una persona su tre si ammalerà di cancro nei prossimi anni e che uno su quattro morirà per questo, allora bisognerà intervenire in modo forte per garantire che tutti vengano curati in modo adeguato, favorendo con leggi efficaci che questo sia reso possibile.
Il nostro paese è drammaticamente colpevole di non aver provveduto a modificare la legislazione a questo proposito dopo aver partecipato, ormai sei anni or sono, alla Consesus Conference di Bruxelles dell’ottobre 1992 sugli oppiacei ed aver sottoscritto il documento finale che prevedeva una modificazione della legislazione a questo proposito.
Molti altri paesi europei che hanno partecipato alla Conferenza hanno fatto seguire alle prese di posizione atti legislativi concreti. Noi siamo gli unici a non aver fatto nulla a questo riguardo dopo aver sottoscritto il documento tramite un rappresentante del nostro governo inviato appositamente per partecipare all’incontro.

Accanto a questo intervento, non più procrastinabile, sarà necessario che vengano programmati momenti di informazione dei cittadini e dei malati affinché essi sappiano in modo inequivocabile che è loro diritto essere trattati in modo adeguato secondo le conoscenze più aggiornate per quanto riguarda il dolore e che imparino a pretenderlo qualora questo non venga fatto.
Speriamo inoltre che, almeno in questo caso, i giornalisti e i media, che tanto peso hanno nell’informazione dei cittadini, si adoperino con la loro migliore professionalità per supportare una campagna informativa su questi argomenti.

 

Riteniamo di dover ringraziare e non solo formalmente tutti coloro che si sono adoperati per aiutarci a portare a termine questa pubblicazione. Un grazie di cuore quindi va:
al dott. Bozzini e al dott. N. Martini direttore del Dipartimento del Farmaco del Ministero della Sanità che ci hanno concretamente supportato nella nostra ricerca, al prof. D. Joranson e al Dott. A. Gilson del WHO Pain and Policy study group che ci hanno inviato i dati relativi alla prescrizione degli stupefacenti in Europa e che possono supportare il nostro paese, come già hanno fatto in altre nazioni, per effettuare quei passi, che sono ormai indispensabili per adeguarci agli altri paesi europei;
al prof. E. Pellegrino del Dipartimento di Bioetica della Georgetown University che ha acconsentito alla traduzione e alla pubblicazione del suo articolo sulla nostra rivista, come pure all’editor americano e italiano di JAMA, su cui esso è stato pubblicato;
ai grossisti italiani di oppiacei: dott. M. Franchini per i preziosi suggerimenti e la collaborazione che ci ha offerto, come pure al dott. D. Castelli e al dott. V. Di Toro della Salars farmaceutici per la documentazione che ci hanno fornito;
al dott. Bianchi dell’ASTA Medica e alle direzioni marketing delle ditte Pharmacia, Serono, Upsa, produttrici di specialità a base di oppiacei per i dati che ci hanno mandato;
al dott. P. Micalizio al dott. G. Cerni e al Tenente Colonnello S.F. Guarino del Ministero degli Interni, per la collaborazione che ci hanno offerto e per il prezioso materiale che ci hanno fornito;
al Colonnello A.N. Pettinato Comandante Generale dei NAS per la collaborazione offerta;
alla dott.a C. Monzali direttore dell’Ufficio Centrale degli Stupefacenti presso il Ministero della Sanità per la disponibilità dimostrata;
al prof. P. Sancin, professore di tecnica e legislazione farmaceutica della Facoltà di Farmacia dell’Università di Torino, che ci è stato di prezioso aiuto nel rivedere con noi la parte legislativa e prescrittiva;
al dott. P. Cicconetti rappresentante dei farmacisti preparatori (SIFAP) che ci ha permesso di pubblicare le ricette di preparati galenici sugli oppiacei;
al prof. G. Appendino, professore di chimica organica della Facoltà di Farmacia dell’Università di Torino, che ci ha fornito il suo aiuto e la sua competenza in più di una occasione;
alla direzione editoriale dell’OEMF che ci ha permesso di riprodurre alcune pagine del "Registro di entrata e uscita delle sostanze e preparazioni soggette alla disciplina degli STUPEFACENTI e sostanze psicotrope" di loro pubblicazione.