Il consumo di morfina in Europa
C.Blengini Medico Generale - Dogliani (Cuneo)

Il prof. Joranson, responsabile del WHO Pain & Policy Study Group/WHO Collaborating Center Wisconsin University, nell’inviarci i dati statistici della situazione dei consumi di morfina nei paesi europei che vi presentiamo, alla richiesta di un commento alla situazione prescrittiva italiana, ci ha scritto testualmente: "My note about Italy’s consumption statistics: "All governments that are parties to the Single Convention on Narcotic Drugs, 1961, are required to provide every year statistics to the International Narcotics Control Board on the domestic consumption of narcotic drugs. ‘Consumption’ refers to those amounts which are distributed to the retail level, typically to hospitals and pharmacies. From our review of the INCB statistical reports from Italy and from conversations with Italian health care professionals, it appears that these data may not accurately reflect the morphine which is actually being prescribed and therefore consumed in the country, and thus may not be a reliable indicator of progress to improve management of pain due to cancer and other diseases such as AIDS".

La mia riflessione sulle statistiche del consumo italiano è: "Viene richiesto a tutti i governi che fanno parte della convenzione unica sui narcotici, del 1961, di fornire ogni anno all’International Narcotic Control Board statistiche sui loro dati di consumo di oppiacei. Il consumo si riferisce a quello che viene distribuito a livello di vendita al minuto, tipicamente ospedali e farmacie. Dalla nostra revisione delle statistiche fornite dall’Italia all’INCB e dalle conversazioni avute con operatori della sanità italiani, sembra che questi dati non riflettano accuratamente quello che è attualmente prescritto e quindi consumato nel paese, e così (questo dato n.d.t.) può non essere un indicatore attendibile del progresso nel miglioramento della gestione del dolore dovuto al cancro o ad altre malattie come l’AIDS".
La situazione prescrittiva italiana merita sicuramente un aggiornamento e la definizione di una modalità di raccolta dati che consenta di poter avere ed offrire sia ai medici italiani che al WHO dei dati che siano più attendibili. Stiamo lavorando con la collaborazione del Ministero, del prof. Joranson, delle Aziende e dei grossisti degli oppiacei a definire un quadro più realistico per quanto riguarda il consumo di oppiodi nel nostro paese negli anni passati. I dati che stiamo raccogliendo sembrano infatti, già ad una prima analisi, confermare il giudizio del gruppo di lavoro del prof. Joranson. Allo stesso modo stiamo raccogliendo con l’aiuto del Ministero degli Interni il materiale relativo al mercato illegale degli stupefacenti. Entrambi questi dati potranno servire nella nostra intenzione come documentazione in appoggio alla richiesta di modifica della legge sugli oppioidi e potranno essere oggetto di una successiva pubblicazione.

Ci scrive ancora il prof. Joranson: "The Pain & Policy Studies Group, in collaboration with the International Narcotics Control Board and on behalf of the World Health Organisation, can work with goverments and health-care professionals to assess methods for improving access to opioid analgesic without increasing the risk of diversion".
Il "Pain & Policy Studies Group" in collaborazione con l’International Narcotic Control Board (INCB) e per conto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) può lavorare con i governi e gli operatori della sanità per definire metodi che migliorino l’accesso agli oppiodi come analgesici senza incrementare il rischio di un loro uso illegale.
Chi scrive auspica che il nostro governo e in particolare il Ministero della Sanità che ha competenza sulla materia possa giovarsi in un futuro che speriamo non lontano, come hanno fatto in precedenza altri paesi, della collaborazione qualificata del gruppo guidato dal professor Joranson. Questo affinché, anche con il contributo del loro gruppo, che ha messo a frutto le diverse esperienze nei vari paesi del mondo per quanto riguarda i problemi prescrittivi e di legislazione connessi alla prescrizione degli oppioidi, si possa giungere anche in Italia a quelle modificazioni della legge che consentano di curare i malati di cancro più facilmente, senza tutti i vincoli burocratici attualmente presenti. Non dubitiamo infatti che una collaborazione così qualificata possa aiutare a sciogliere i dubbi e le paure sulle possibili conseguenze di questa auspicabile e non più procrastinabile modificazione. Essa sarà di sicuro aiuto con prove documentate e documentali a convincere il legislatore che il garantire i farmaci oppiacei ai malati non arrecherà alcun problema al controllo del mercato illegale degli stupefacenti. Questo è stato abbondantemente documentato in altri paesi in cui al licenziamento di una legislazione meno coercitiva a favore dei malati di cancro non è corrisposto un aumento di abuso sul mercato della tossicodipendenza (Narcotic Drug Laws-Impact Consensus Conference Bruxelles, ottobre 1992). Noi crediamo, infatti, che anche i malati oncologici italiani possano e debbano avere risposta su questo problema, una risposta qualificata e adeguata in tempi brevi e speriamo che il Ministro della Sanità che è il primo garante dei diritti dei malati ci aiuti a portare avanti e a risolvere questo problema una volta per tutte. Entrare in Europa non può che voler dire garantire ai nostri malati, a quelli più sofferenti (come già avviene in molti altri paesi europei) la certezza di un controllo adeguato del loro dolore e il diritto alla dignità della sofferenza. La modificazione della legge è un primo concreto passo in questo senso. Ma speriamo anche che il Ministro voglia spendere tutto il suo peso e una parte delle risorse a sua disposizione affinché alla legge si accompagni una capillare campagna di informazione dei cittadini sul problema del dolore (attraverso una campagna dedicata di Pubblicità Progresso) e che allo stesso modo si faccia promotore di una formazione capillare su tutto il territorio nazionale dei professionisti della sanità su questo argomento. Il consumo di morfina infatti è ritenuto, da solo, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, un indicatore della qualità del sistema sanitario di un paese. Speriamo infine che la CUF e la Commissione per la Farmacopea si coordinino per far sì che in tempi brevi tutti i farmaci e le formulazioni ritenuti indispensabili per la cura del dolore, siano essi galenici o specialità, possano essere rapidamente e gratuitamente disponibili per lenire la sofferenza di questi ammalati.
Si ricorda infine che il materiale prodotto dal gruppo del prof. Joranson è disponibile in rete sul sito Web ad esso dedicato al seguente indirizzo: http://www.medsch.wisc.edu/painpolicy.


Consumo di morfina nel 1981


Consumo di morfina nel 1991


Consumo di morfina nel 1993


Consumo di morfina nel 1995


Morfina mg/cap consumati in Italia