Rivista SIMG (www.simg.it)
Aprile 1998

Il Medico di Famiglia nella protezione
delle patologie di origine ambientale
R.Romizi - Medico Generale - Arezzo

I Medici di Famiglia sono naturali alleati di quanti si occupano di protezione ambientale. Oggi, infatti, l’inquinamento ambientale è sempre più spesso causa o motivo di aggravamento di numerose patologie; la salvaguardia della salute passa quindi, necessariamente, attraverso la salvaguardia dell’ambiente.

La dimostrazione che molti processi patologici trovano una loro eziopatogenesi in cause ambientali; l’accumulo di inquinanti nell’aria, nell’acqua, nel suolo e nel cibo, l’esistenza su scala mondiale di gravi ed irreversibili dissesti ambientali, provocati dall’uomo che si assommano a quelli naturali, hanno sollecitato una crescente attenzione del mondo medico su questi temi.

Sono decenni che nei convegni medici si parla di inquinamento, di salute, di ambiente e che i ricercatori si impegnano per evidenziarne le correlazioni. Queste iniziative che non vanno certamente sottovalutate, non ci sono, comunque, sembrate espressione della reale potenzialità dei medici e degli altri professionisti della salute nei confronti della popolazione e dei politici.

Il 24 gennaio 1989, con la nascita dell’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE-Italia), si è voluto valorizzare il ruolo di interfacciamento che il medico, in particolare il Medico Generale, può svolgere tra il mondo della ricerca scientifica e dei tecnici che si occupano di salute, e la corretta e capillare diffusione delle conoscenze relative ai problemi della salute e dell’ambiente.

Il 25 novembre 1990 l’associazione si è data un necessario respiro più ampio con la costituzione, in Italia, a Cortona, dell’International Society of Doctors for Environment (ISDE).

L’Associazione si è largamente affermata ed oggi ne fanno parte decine di migliaia di medici che operano in quasi tutti i Paesi del mondo.

Non è un caso che molti degli iscritti alle nostre associazioni nazionali ed internazionale siano Medici Generali. Essi rappresentano un categoria che si sta sempre più rendendo conto della necessità di impegnarsi non solo nel campo diagnostico-terapeutico, ma anche in quello della prevenzione e della identificazione dei fattori di rischio.

Se una volta nella tutela della salute il rapporto era esclusivamente tra il medico ed il paziente oggi bisogna tener presente anche l’ambiente in cui esso vive e lavora.

 

1) Intervento professionale

Si occupa di prevenzione secondaria attraverso l’attività di informazione e di educazione nei confronti dei pazienti. Parte dalla considerazione che il medico di famiglia è l’unico che ha nei confronti del paziente una visione olistica, globale, continuativa nel tempo, inserita nel contesto familiare, sociale e lavorativo.

L’azione del medico di famiglia può risultare infatti particolarmente efficace, per la conoscenza che ha dei suoi pazienti e quindi per la possibilità di personalizzare il messaggio.

Questo intervento, attraverso un’attività di formazione permanente, presuppone:

- adeguata conoscenza delle correlazioni sanitario-ambientali;

- particolare preparazione nelle tecniche di comunicazione per ottimizzare la relazione medico-paziente.

Il limite professionale fondamentale del Medico Generale è di essersi troppo spesso ridotto ad una funzione di burocrate e di smistatore di pazienti, incapace di mediare tra una medicina riparativo-specialistica ed una medicina capace di ascoltare e di favorire equilibri.

A questo livello è significativo il ruolo del medico come esempio di comportamento, che può esplicitarsi, tra altro, attraverso l’adeguata eliminazione dei rifiuti dagli ambulatori, compresi i farmaci scaduti; l’uso di attrezzature, cancelleria, materiale cartaceo con scarso impatto ambientale; l’astensione dal fumo di sigaretta in ambulatorio ecc.

2) Intervento professionale-pubblico

Si concretizza tramite la partecipazione a "gruppi di lavoro" e ad incontri culturali sulla salute e sulla protezione ambientale e tramite l’attivazione del medico di famiglia come ricercatore.

La raccolta di dati epidemiologici può essere realizzata attraverso l’utilizzazione di strumenti informatici e di una specifica "cartella medica orientata per problemi ambientali".

Ciò è di insostituibile importanza al fine di individuare i primi sintomi dell’insorgenza di un processo patologico correlato a rischio ambientale o situazioni ambientali che possano costituire un rischio per la salute dei cittadini.

Presuppone che il medico di famiglia:

- sia medico della persona ma anche della famiglia e della comunità (questo è vero soprattutto nelle piccole città e nelle campagne);

- attui una medicina d’iniziativa e non si limiti ad una medicina di attesa.

Limite fondamentale è l’organizzazione del lavoro; infatti il Medico Generale di solito svolge la propria attività da solo, senza sostegno di personale aggiunto, senza reale coinvolgimento in progetti finalizzati epidemiologici e di educazione sanitaria.

3) Intervento politico

Volto a stimolare gli ambienti istituzionali e politici per l’attuazione di politiche di prevenzione primaria e quindi, di eliminazione di fattori di rischio.

Il medico di famiglia, nel riconoscere una specifica minaccia alla salute dei suoi pazienti imputabile ad una alterata situazione ambientale, avvia una azione pubblica per aumentare la consapevolezza tra la popolazione ed influenzare il mondo politico.

È peraltro previsto a norma di legge (TULS art.103 lettera e) l’obbligo per il medico di informare l’autorità sanitaria dei "fatti che possono interessare la sanità pubblica" come, ad esempio, il pericolo di inquinamento di un corso d’acqua, l’osservazione di un irregolare accumulo di rifiuti, la diffusione di gas tossici da industrie in prossimità di zone abitate ecc.

Esistono alcuni esempi di questa azione ma non moltissimi.

Infatti i medici, come ovviamente tutti i professionisti, sono riluttanti ad assumere pubblicamente una posizione politica.

Ritengo, quindi, che questa attività di tipo pubblico possa essere più facilmente sostenuta attraverso l’adesione ad organizzazioni che possano tradurre l’azione ambientalista in una strategia comune all’intera categoria professionale.

È a questo livello politico che mi sembra urgente sollecitare un impegno dei medici contro il rischio di politiche sanitarie e quindi ambientali che riesumano la vecchia concezione della salute, intesa come assenza di malattia; che accentuano la disuguaglianza tra i cittadini facendo prevalere la logica della salute come bene di consumo e favorendo, così, una assistenza privata ad alta tecnologia vanificando quanto si è fatto fino ad oggi per orientare verso un’ottica preventiva.

I medici di famiglia sono nella esclusiva posizione non soltanto di avvertire e controllare gli effetti dell’inquinamento ambientale nei loro pazienti ma anche di consigliare il comportamento ai pazienti stessi. È soltanto tramite cambiamenti radicali di mentalità che il degrado ambientale e i suoi deleteri effetti potranno essere fermati.

I Medici Generali rappresentano una delle componenti essenziali dei "Medici per l’Ambiente" che vanno a confluire in quel movimento epidemiologico, consolidatosi in Italia negli Anni 70 intorno ad A. Giulio Maccacaro ed alla rivista "Epidemiologia e Prevenzione". Movimento che ha contribuito in modo sostanziale alla promozione di una cultura della prevenzione ma che non ha potuto rapportarsi direttamente con la popolazione né è stato sufficientemente preso in considerazione dal potere politico ed economico. Il nostro programma è quello di portare in questa sfera culturale e d’azione i Medici Generali, elemento determinante per garantire una capillarizzazione del messaggio nella popolazione.

 

La Salute è un "bene primario" irrinunciabile e la domanda di salute è in costante aumento.

A fronte di questo, i dati statistici ed epidemiologici ci dicono che le malattie cronico-degenerative ed i tumori sono in costante aumento, col loro bagaglio non solo di morti, ma anche di invalidità e disabilità che pesano economicamente e moralmente su una società civile.

I dati ci dicono anche che queste malattie sono dipendenti in larga misura dall’inquinamento dell’ambiente che ci circonda e che aria, acqua, suolo ed alimenti avvelenati sono pertanto il vero campo d’azione della prevenzione primaria.

La crisi ambientale, la crisi dei valori e la crisi della salute sono strettamente interconnesse e dipendono l’una dall’altra. Nei Paesi industrializzati anneghiamo nell’eccesso di consumo, ma al contempo diventa più difficile soddisfare i bisogni elementari, come bere acqua pulita e respirare aria non inquinata.

Il tema salute si pone attualmente al centro della discussione non ultimo a causa di una politica sanitaria che sempre più si perde in un vicolo cieco ed a causa di un sistema sanitario che diventa finanziariamente insostenibile.

Alla domanda di salute il sistema risponde con un aumento di prestazioni tecnologicamente sofisticate e costosissime nel tentativo di modificare "la malattia", che di per sé è già sinonimo di "salute perduta", senza occuparsi di prevenzione, sia primaria sull’ambiente che ci circonda e che oggi ci avvelena, sia sul singolo con una adeguata politica di informazione e di educazione sanitaria verso un più semplice e più corretto stile di vita.

Oltretutto gli interventi sono spesso scoordinati perché affidati a singole figure professionali, validissime di per sé, ma che, per avere un approccio specialistico, perdono la visione d’insieme dei problemi, spesso con sovrammissioni infruttuose di interventi costosi.

Il medico che si occupa del paziente con una complessiva visione d’insieme è il Medico Generale.

Questo medico, che già garantisce l’intera area della medicina primaria con interventi complessivi e peraltro a basso costo è in grado di occuparsi efficacemente anche di prevenzione individuale e di educazione sanitaria, e può con un piccolo sforzo organizzativo diventare punto di rilievo di dati per la ricerca epidemiologica.

È necessario che il Medico Generale debba allargare ancora i suoi orizzonti e, comprendendo che l’obiettivo non è il singolo uomo ma il binomio uomo-ambiente in cui vive, si debba occupare della salute dell’ambiente per poter prevenire e curare più efficacemente le malattie dell’uomo.

Per qualsiasi ulteriore informazione si prega di rivolgersi al dott. Roberto Romizi - Via Della Fioraia, 17 - Arezzo  Tel. 0575/22256 • Fax 0575/28676
E-mail: isde@ats.it

  

 

L’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE-Italia) si è costituita nel 1989 per valorizzare il ruolo del Medico ed in particolare del Medico Generale per la difesa dell’Ambiente a favore del diritto alla salute.

Più specificatamente l’Associazione si propone di informare e coinvolgere sulle problematiche ambientali i pazienti, i colleghi, la popolazione; di avere una solida base culturale e scientifica sui problemi ambientali promuovendo corsi di formazione e convegni di studio ed espletando ricerche; di influenzare direttamente ed indirettamente i politici e le istituzioni pubbliche.

L’Associazione Medici per l’Ambiente raggiunge nel 1993 circa 4200 iscritti oltre la metà dei quali sono Medici di Famiglia.

Il Presidente Nazionale e il Vicepresidente sono Medici Generali.

L’Associazione Medici per l’Ambiente Italiana è tra i fondatori dell’International Society of Doctors for the Environment (ISDE) costituitasi in Italia nel 1990; anch’essa presieduta da Medici Generali.

L’ISDE, unica associazione medica ufficialmente accreditata al Convegno ONU di Rio de Janeiro del 1992 su "Ambiente e Sviluppo", è in rapporto di formale collaborazione con la WONCA "Organizzazione Mondiale dei Medici di Famiglia" ed è stata incaricata di partecipare alla organizzazione del Workshop "Ambiente e Salute" che si svolgerà a Dublino nel Giugno 1998 in occasione del Convegno Mondiale che la WONCA organizza ogni 4 anni. Con essa l’Associazione Medici per l’Ambiente ha organizzato, a Cortona nel Dicembre 1993, il Convegno Internazionale sul "Ruolo del Medico Generale per la Protezione dell’Ambiente".

I Medici per l’Ambiente hanno promosso, nel 1995 in occasione della Giornata Internazionale del Medico per l’Ambiente, una giornata su "Traffico e Inquinamento": si attivarono, allora, 16 delegazioni provinciali. In particolare quella di Napoli, praticamente costituita dalla FIMMG partenopea, fu sede della Manifestazione Leader a livello internazionale.

I Medici per l’Ambiente hanno inviato, nella Primavera 1997, un questionario ai Medici Generali italiani per conoscere il grado di sensibilità ambientale della categoria. I risultati sono stati estremamente incoraggianti.

I Medici per l’Ambiente hanno promosso la Campagna "Il Medico per l’Ambiente" con il patrocinio della FNOMM, OMS ed UNESCO specificatamente rivolta ai Medici Generali e tesa a valorizzare il ruolo del medico di famiglia come "testimonial" (Estate 1997).

I Medici per l’Ambiente hanno promosso in occasione di un corso obbligatorio per Medici Generali svoltosi ad Arezzo nel 1992 la realizzazione della "Cartella Medica per Medici Generali orientata per problemi ambientali". Uno specifico progetto è stato successivamente finanziato dalla Regione Toscana nel contesto del 3° Programma di Ricerca finalizzata: esso ha riguardato in particolare la "patologia respiratoria" ed ha esaltato il ruolo di sentinella del Medico Generale.

I Medici per l’Ambiente stanno promuovendo la Campagna Nazionale in Difesa del diritto del bambino a non essere inquinato.