Rivista SIMG (www.simg.it)
Giugno 1998

Gestione clinica del paziente iperteso in Medicina Generale
Decalogo 1998 SIIA-SIMG

E.Agabiti-Rosei Tesoriere Soc. It. Ipertensione
G.Mancia Presidente Soc. It. Ipertensione
A.Zaninelli Medico Generale - SIMG

L’ipertensione arteriosa si associa ad uno spiccato incremento della patologia cerebrovascolare, coronarica e vascolare periferica nonché ad un incremento cospicuo dell’incidenza di danno e insufficienza renale. Numerosi studi di intervento hanno peraltro dimostrato che il rischio ipertensione non è irreversibile, e cioè che se la pressione arteriosa viene ridotta con la terapia, la morbilità e mortalità cardiovascolare ad essa associate vengono ridotte. Trattare il paziente iperteso è dunque obbligatorio da parte del medico e ciò è vero anche nel paziente anziano nel quale il beneficio della terapia è forse ancora maggiore di quello del paziente giovane o di mezza età. Le seguenti sono alcune semplici regole a cui il medico generalista (a cui spetta in prima battuta il compito di identificare e curare i pazienti ipertesi) dovrebbe attenersi.

 1. Il paziente iperteso o con sospetto di ipertensione va sottoposto ad attenta anamnesi, esame obiettivo accurato e ad esami di laboratorio volti a stabilire la natura (primaria o secondaria) dell’ipertensione, la presenza o meno di danno agli organi bersaglio ed il profilo globale del rischio cardiovascolare. Questi ultimi due aspetti sono importanti perché: a) un danno ad uno o più organi bersaglio è presente in un notevole numero di ipertesi e b) gli ipertesi hanno più frequentemente dei normotesi fattori di rischio cardiovascolari aggiuntivi come dislipidemia, insulino-resistenza e/o diabete.

 2. Gli esami di tipo diagnostico vanno limitati al minimo perché nella maggioranza dei casi (circa il 95%) l’ipertensione è di natura essenziale. Per difficoltà di carattere pratico ed insufficiente informazione sul loro rapporto costo/beneficio un comportamento restrittivo andrà anche adottato nei confronti degli esami relativi al danno d’organo e al profilo globale di rischio. Gli esami obbligatori sono quelli elencati nella Tabella 1-A. Ad essi si aggiungono alcuni esami facoltativi che il medico potrà richiedere in funzione della necessità di ottenere ulteriori informazioni in base al quadro clinico (Tabella 1-B).

 3. I valori di pressione arteriosa da prendere come riferimento devono essere quelli ottenuti a vari minuti dall’inizio della visita medica, ed è in realtà opportuno che essi consistano nella media di almeno due misurazioni. Dovrà essere data importanza sia alla elevazione della pressione diastolica (uguale o > 90 mmHg) sia a quella della pressione sistolica (uguale o > 140 mmHg) perché, indipendentemente dall’età, ambedue le pressioni rappresentano fattori di rischio cardiovascolari. La pressione potrà normalmente essere misurata in posizione seduta e nella prima visita le rilevazioni andranno eseguite ad ambedue gli arti. Nei pazienti anziani è importante ottenere misurazioni anche in ortostatismo per individuare ipotensioni ortostatiche che sono progressivamente più frequenti con l’avanzare dell’età. Misurazioni clino ed ortostatiche sono comunque auspicabili sempre nel paziente in terapia.

 4. Un paziente con valori di pressione sistolica uguale o > 140 mmHg e/o diastolica uguale o > 90 mmHg andrà sottoposto a modificazioni dello stile di vita capaci potenzialmente di un sia pur piccolo effetto antipertensivo e comunque di migliorare il profilo di rischio cardiovascolare agendo sui fattori di rischio concomitanti (Tabella 2).

Tabella 1. Esami da richiedere al paziente iperteso
A
Esami obbligatori

Emocromo
Glicemia
Creatininemia
Potassiemia
Colesterolemia totale
Esame urine (con sedimento)
Fondo oculare
Elettrocardiogramma
Rx del torace

B
Esami facoltativi

Ecocardiogramma
Ecocolor Doppler TSA
Monitoraggio ambulatorio PA
Microalbuminuria
Colesterolemia HDL
Trigliceridemia
Uricemia

Tabella 2. Modificazione dello stile di vita del paziente iperteso
• Riduzione del peso corporeo (se in sovrappeso)
• Riduzione del sale nella dieta
• Incremento dell’attività fisica aerobica
• Abolizione del fumo
• Riduzione a livelli moderati del consumo di alcool
• Incremento del contenuto dietetico di potassio
• Adozione di dieta a basso contenuto di grassi saturi e colesterolo

5. In presenza di danno d’organo (inclusa l’ipertrofia ventricolare sinistra ecocardiografica) e/o di almeno un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo (Tabella 3) la terapia non farmacologica andrà complementata da quella farmacologica. Lo stesso andrà fatto in presenza di valori di pressione diastolica uguali o > 100 mmHg e/o sistolica uguali o > 180 mmHg, dopo conferma dei valori elevati ad una seconda visita eseguita a distanza di 2-4 settimane.

 6. Se il paziente ha valori di pressione tra 180 e 140 mmHg di sistolica e/o 90-100 mmHg di diastolica e non presenta danno d’organo e/o fattori di rischio aggiuntivi, dovrà essere rivisitato almeno 2-3 volte nell’arco di 3-4 mesi. Se i valori di pressione rimangono uguali o > 160/95 mmHg la terapia non farmacologica andrà complementata da quella farmacologica. In presenza di valori pressori diastolici tra 90 e 95 mmHg e/o sistolici tra 140 e 160 mmHg il paziente potrà essere seguito con il solo trattamento non farmacologico ma il controllo dovrà essere più frequente che nella popolazione generale (almeno due volte all’anno). Sarà opportuno mantenere la terapia non farmacologica e incrementare i controlli anche in quei pazienti che dopo 2-3 mesi hanno una spontanea riduzione della pressione < 140/90 mmHg.

7. La strategia farmacologica da adottare per ridurre la pressione arteriosa non è rigida, l’obiettivo essendo quello di ottenere comunque un buon controllo dei valori pressori. Un trattamento di collaudata efficacia è peraltro quello di iniziare con un solo farmaco, scelto tra le categorie dei diuretici tiazidici (eventualmente associati a diuretici risparmiatori di K+), beta-bloccanti, calcioantagonisti, aceinibitori e alfa-bloccanti. La scelta di una di queste classi dovrà basarsi sulla presenza/assenza di controindicazioni ad una certa classe di farmaci, sulla coesistenza di altre condizioni morbose, danno d’organo o fattori di rischio, sulla dimostrazione di benefici maggiori in situazioni patologiche specifiche. Il farmaco iniziale andrà somministrato per varie settimane e cambiato solo in presenza di effetti collaterali o assenza di efficacia antipertensiva. In presenza di efficacia parziale sarà opportuno passare alla associazione di due farmaci e poi (in mancanza di normalizzazione della pressione) di tre farmaci, le combinazioni possibili essendo quelle indicate dalle linee-guida della Società Italiana dell’Ipertensione. Tra i farmaci antipertensivi da impiegare in monoterapia o in terapia di combinazione potranno essere considerati anche gli antagonisti dell’angiotensina II, che risultano interessanti soprattutto per il loro buon profilo di tollerabilità, ma che, trattandosi di farmaci relativamente nuovi, necessitano ancora di dimostrazioni dei benefici a lungo termine. Le strategie terapeutiche dovranno essere simili nel paziente anziano, con l’accorgimento di raggiungere le dosi terapeutiche efficaci con più gradualità e cautela e di misurare sempre la pressione anche in ortostatismo. 

Tabella 3. Fattori di rischio aggiuntivi nel paziente iperteso
• Storia familiare di infarto e/o ictus
• Insulino-resistenza
• Diabete
• Dislipidemia (colesterolemia >240mg/dl)
• Fumo di sigaretta (>10 sigarette/die)
• Pregresso infarto miocardico, ictus o TIA, angina pectoris
• Ipertrofia ventricolare sinistra (elettro o ecocardiografica)
• Retinopatia di II - III grado
• Albuminuria
• Arteriopatia degli arti
• Creatininemia =1.5 mg/dl
Tabella 4. Problemi clinici e terapeutici
• Sospetto di ipertensione secondaria
• Ipertensione resistente
• Ipertensione severa o con gravi complicanze d’organo
• Discrepanza tra dati clinici e danno d’organo

8. L’obiettivo terapeutico è in tutti i pazienti ipertesi (anche gli anziani) quello di ridurre la pressione arteriosa < 140 mmHg di sistolica e < 90 mmHg di diastolica. Valori inferiori dovranno essere raggiunti in pazienti ipertesi con nefropatia e diabete nonché in pazienti ipertesi giovani. Valori superiori dovranno essere accettati solo in presenza di seri effetti collaterali (dopo aver provato vari farmaci e combinazioni di farmaci) con evidenza (più frequente nel paziente anziano) di ipotensione ortostatica sintomatica, e/o con evidenza di ridotta perfusione di organi vitali (es. incremento della creatininemia).

9. Il trattamento dell’ipertensione arteriosa deve avere una durata indefinita, perché è provato che se la diagnosi di ipertensione è stata posta correttamente (e l’intervento terapeutico non affrettato) la pressione arteriosa risale ai valori iniziali dopo sospensione della terapia. Dopo prolungato controllo dei valori pressori sarà però possibile molto cautamente ridurre le dosi e/o il numero dei farmaci iniziali, controllando con visite ravvicinate la persistenza di valori pressori normali. È assolutamente da evitare il rischio di una risalita dei valori pressori in presenza di danno d’organo, inclusa l’ipertrofia ventricolare sinistra ecocardiografica.

10. Poiché un grave problema corrente è la scarsa aderenza (compliance) cronica alla terapia antipertensiva, il paziente iperteso trattato andrà controllato spesso (due volte l’anno almeno), e la sua motivazione al trattamento stimolata e facilitata.

In caso di problemi clinici e terapeutici che rendono difficile la gestione del paziente iperteso (Tabella 4) il medico generalista dovrà rivolgersi allo specialista ipertensiologo, che potrà essere l’internista, il cardiologo, il nefrologo o l’endocrinologo che abbiano sviluppato esperienza clinica in una patologia multidisciplinare come l’ipertensione arteriosa. Egli potrà anche in questi casi rivolgersi a Centri specializzati per la diagnosi e cura dell’ipertensione arteriosa che sono anche i luoghi più idonei ad eseguire gli esami sulla etiologia dell’ipertensione. Il medico generalista dovrà peraltro orientarsi verso questi esami solo in caso di sospetto clinico di una forma di ipertensione secondaria.

 

Bibliografia

1. Linee guida SIIA - "Ipertensione e prevenzione cardiovascolare" High Blood Pressure vol. 4, n. 2, Giugno 1997.
2. Linee guida OMS- ISH Hypert. News 1993.
3. The JNC Sixth Report - NIH Publication n. 98-4080 November 1997.