Rivista SIMG (www.simg.it)
Gennaio 1998

Le demenze tra noi

Ci piacerebbe tanto sapere chi è "lo specialista esperto nella gestione della demenza di Alzheimer" autorizzato a prescrivere, avviare e controllare il trattamento con donezepil, un inibitore della colinesterasi cerebrale commercializzato (Classe C) nel novembre dello scorso anno.

Ma ci pungerebbe anche vaghezza, per vari motivi, che uscissero dall’anonimato gli illustri scienziati che hanno firmato questa scheda ministeriale, e le dotte argomentazioni con le quali hanno motivato questa scelta.

Il primo motivo è che ignoravamo l’esistenza di questo irrinunciabile subspecialista, e il sapere in quale luogo si conferisca questo titolo, da scrivere sulla ricetta, acqueterebbe la nostra ansia di conoscenza e consentirebbe al farmacista di riconoscerlo senza incertezze.

Il secondo motivo è che si continua a confondere il ruolo dei ricercatori e degli studiosi di una malattia, o di un farmaco, con quello dei medici chiamati a curare ed assistere i malati affetti da quella patologia.

Il terzo, più specifico, è relativo alla efficacia e tollerabilità del donezepil e alle ragioni per le quali si è inventato uno specialista ad hoc per limitarne la prescrizione.

Finora, si scrive nella scheda, il decorso della patologia neurologica di base trattata con donezepil non è stato studiato e quindi non si può "affermare che il farmaco modifichi in alcun modo l’evoluzione della malattia".

Gli studi clinici, proseguiti per 6 mesi, hanno evidenziato "un aumento statisticamente significativo e dose dipendente (5-10mg / p<0,05 e < 0,01) dei responder al trattamento", mentre non mancano effetti indesiderati (5%) nè interazioni, già note, con ketoconazolo, chinidina, eritromicina, fluoxetina, rifampicina, carbamazepina e alcol, e altre possibili, attese e non conosciute.

Ma a che carte giuochiamo? Se è una terapia, "compassionevole" se ne stabiliscano i criteri di somministrazione e i destinatari, se ha una qualche efficacia nei primi stadi della malattia si pretenda che tutti i medici che hanno a che fare con questi tipi di malati siano responsabilmente aggiornati sulla nuova terapia.

La malattia di Alzheimer è una malattia mentale organica e degenerativa "progressiva", dall’esordio subdolo e lento e il cui sospetto diagnostico viene posto su base anamnestico-clinica, e confermato con l’ausilio della osservazione nel tempo, e con poche indagini di laboratorio e strumentali, per escludere malattie curabili con caratteristiche simili.

La sede appropriata per le cure è il domicilio del paziente e, se necessaria e disponibile, una residenza protetta.

L’assistenza al malato di Alzheimer richiede un medico generale, di buona preparazione e umanamente disponibile, il coinvolgimento attivo e il sostegno del/i familiare/i (frequentemente colpiti dalla sindrome di Burn-Out), la disponibilità di personale infermieristico e sociale e la possibilità di attivare, al bisogno, una consulenza plurispecialistica domiciliare integrata.

Il decorso della malattia è sfavorevole, la sopravvivenza media è di 8-10 anni, e non mancano complicanze comportamentali, metabolico-nutrizionali, e cardiache e altre patologie concomitanti che richiedono dosi prudenti di altri farmaci.

Il tasso di incidenza delle demenze, in età superiore ai 65 anni, è di 127 nuovi casi ogni 100.000 soggetti della fascia di popolazione a rischio, e di essi il 55% è rappresentato da SDAT (Senile Dementia of Alzheimer type), il 20% da MID (Multi-Infarct Dementia), il 20% da forme miste (SDAT + MID) e il restante 5% da forme a eziologia diversa. (L. Conti)

Perchè si è inventato un esperto di Alzheimer?

Probabilmente per presentarlo in TV, tra glutei e tette, a pontificare sulla eziologia ignota, e sulla prevenzione inesistente, e ad alimentare inquietudini e timori in tutti coloro che, invecchiando, perdono fisiologicamente un po' di memoria recente.

E poichè la carta stampata non vorrà essere da meno riserverà allo "Scienziato dell’Alzheimer" una rubrica fissa nella quale si confondono le ricerche in corso con le cure possibili, alimentando illusioni e speranze nei familiari e il numero dei dementi da slatentizzare.

L’unica certezza è che aumenterà il volume degli onorari dell’esperto in nome della educazione alla salute, del diritto alla informazione dei cittadini, e della "autonomia" di scelta di questi ultimi.